Non tutti i farmaci biologici che perderanno l’esclusività (LoE) nel decennio 2023-2032 saranno automaticamente soggetti alla concorrenza dei corrispondenti farmaci biosimilari e si potrebbe creare un “vuoto di biosimilari” sul mercato

Il “biosimilar void” si verifica quando un farmaco biologico, al termine del periodo di protezione brevettuale, non riceve concorrenza da parte di farmaci biosimilari.
Il rapporto di Iqvia “Assessing the biosimilar void dell’ottobre 2023 evidenzia il rischio di “biosimilar void” in Europa nei prossimi anni.
L’arco temporale preso in considerazione dal rapporto va dal 2023 al 2032 sia per riflettere la tempistica media di sviluppo di un nuovo candidato biosimilare (~7-10 anni) sia perché una previsione oltre il 2032 sarebbe poco accurata.

In questo periodo, nonostante l’aumento degli eventi di perdita di esclusività (LoE) in termini di numero di farmaci biologici (110 farmaci biologici) e in termini di valore (si prevede un aumento di opportunità senza precedenti per i pagatori, gli sviluppatori di biosimilari e i pazienti, con un picco di oltre 30 miliardi di euro tra il 2030 e il 2032), gli eventi stessi di LoE hanno una natura così mutevole da non garantire la sostenibilità della produzione e dell’introduzione sul mercato dei corrispettivi biosimilari.

Per estensione, non sono garantiti nemmeno i risparmi economici né la facilitazione all’accesso dei pazienti a farmaci essenziali resi possibili dalla concorrenza che potrebbe aprirsi dopo la perdita della protezione della proprietà intellettuale di un biologico: con un minor numero di operatori sul mercato, la concorrenza tra gli originator e i biosimilari potrebbe assomigliare alla concorrenza tra i farmaci di marca, con meno prodotti disponibili e riduzione sia degli sconti sui prezzi sia del loro impatto nel migliorare l’accesso dei pazienti. Il conseguente onere finanziario per i sistemi sanitari europei nel periodo 2023-2032 è quantificato in almeno 15 miliardi di euro in termini di mancato risparmio, circa il 25% dell’opportunità totale di LoE entro il 2032.

Il rapporto Iqvia, oltre a quantificare il potenziale impatto del “biosimilar void” sui budget dei sistemi sanitari, identifica le classi di farmaci biologici che rischiano di non riuscire ad attrarre la concorrenza di biosimilari e indica diversi fattori che contribuiscono a creare questa situazione e che possono essere affrontati per risolverla.

Farmaci biologici a scarsa attrattività

I farmaci biologici del mercato europeo sono classificati dal rapporto Iqvia in due categorie: ad alta o bassa vendita, in base al superamento o meno della soglia di 500 milioni di euro di vendite annuali al momento della scadenza. Il 76% (84) dei farmaci biologici che raggiungono la scadenza della protezione in Europa rientra nella categoria a bassa vendita. Si prevede che solo il 7% di loro riceverà concorrenza nei prossimi 10 anni a causa delle limitate opportunità commerciali. Considerando il valore di vendita annuo previsto per i prodotti a bassa vendita senza biosimilari in sviluppo, si stima un’opportunità mancata di circa 7 miliardi di euro solo per questo segmento. I restanti 8 miliardi di euro previsti in termini di opportunità mancate sono causati dal fatto che il 27% dei 26 biologici ad alta vendita esposti a eventi di LoE entro la fine del 2032 non ha ancora un candidato biosimilare in cantiere.

Un discorso a parte è riservato ai farmaci biologici orfani, dei quali il 34% raggiungerà lo stato di LoE in questo decennio, in quanto gli innovatori continueranno a investire nei farmaci orfani. Nonostante la rapida crescita delle opportunità per i biosimilari orfani, un solo farmaco biologico orfano (meno del 3% dell’intera coorte) ha finora attratto lo sviluppo di biosimilari. Non si prevede che altri biologici orfani affronteranno la concorrenza dei biosimilari perché le vendite annuali dei 39 farmaci orfani attualmente in commercio sono troppo basse (circa 105 milioni di euro). Uno dei principali fattori che limitano lo sviluppo dei biosimilari per i farmaci orfani è legato al fatto che molte di queste terapie rientrano nelle categorie dei coniugati anticorpo-farmaco (ADC) e delle terapie cellulari o geniche (Atmp). Ciò implica molte sfide dal punto di vista dello sviluppo e della produzione, investimenti iniziali più elevati e una configurazione più complessa per i test analitici e clinici.

Differenze tra aree terapeutiche

La maggior parte degli eventi di LoE riguarderanno farmaci biologici oncologici (24%), seguiti da biologici per il trattamento del sistema immunitario (11%) e da quelli dell’area ematologica (10%).

Entro il 2027, l’oncologia rappresenterà la quota maggiore di programmi di sviluppo di biosimilari (44%), ma dal 2027 in poi si prevede che il numero medio di biosimilari in sviluppo diminuirà da 2,19 per molecola a 0,43. Questa tendenza è guidata in gran parte da una forte diminuzione del numero medio di candidati onco-biosimilari, che dovrebbe diminuire da 4,3 nel 2023-2027 a 1,2 nel 2028-2032.

I principali vincoli che limitano la decisione di sviluppare farmaci biosimilari sono rappresentati dai costi e dai tempi. Proprio nell’area oncologica, ad esempio, i costi per l’acquisto del farmaco biologico di riferimento da usare per il confronto nelle sperimentazioni sono elevati. Inoltre sono necessarie ampie popolazioni di pazienti per dimostrare endpoint clinici rilevanti.

Sempre in ambito oncologico (ma non solo), lo sviluppo di biosimilari è ulteriormente complicato dall’implementazione di terapie di combinazione basate sull’uso di due o più biologici. Come già detto, alcune di queste potrebbero essere molto costose (ad esempio gli anticorpi monoclonali e gli inibitori di PD-1) e richiedono una popolazione di studio ancora più ampia per dimostrare l’equivalenza dell’effetto aggiuntivo.

Altri fattori che ostacolano la concorrenza

Il rapporto Iqvia sottolinea anche l’impatto sullo sviluppo dei biosimilari derivato dai possibili cambiamenti negli attuali standard di cura, dovuti, ad esempio, a nuove formulazioni dell’originator più facili da usare (ad esempio, iniezioni sottocutanee vs endovenose).

La disponibilità di versioni di seconda e terza generazione dell’originator è un altro fattore che limita la possibile quota di mercato di un biosimilare del prodotto di prima generazione.

Le possibili soluzioni

Il rapporto Iqvia propone alcune possibili soluzioni per superare il previsto biosimilar void, a partire dalla valutazione dettagliata dei cluster di prodotti biologici a rischio di concorrenza limitata o assente.

Le attività di horizon scanning volte a identificare precocemente i prossimi eventi LoE sono fondamentali per prevenire contrazioni nello sviluppo dei biosimilari.

L’horizon scanning può anche supportare l’ingresso nel mercato e la concessione di incentivi basati sulla domanda.

Lo sviluppo di biosimilari di farmaci orfani potrebbe beneficiare di una rinuncia predefinita agli studi di efficacia comparativa, una misura che secondo Iqvia non comprometterebbe la dimostrazione della biosimilarità.

Anche a livello normativo si potrebbero apportare miglioramenti per snellire lo sviluppo dei biosimilari e le linee guida potrebbero essere fatte convergere a livello globale.

Iqvia suggerisce inoltre l’adozione di percorsi normativi chiari per incentivare lo sviluppo di trattamenti genici e cellulari biosimilari di nuova generazione.

Ottimizzare le condizioni di mercato, con incentivi per i medici e l’introduzione di obiettivi di prescrizione potrebbe favorire l’accesso.

Sarebbero infine necessari nuovi modelli di gara per agevolare le pratiche di acquisto con più vincitori.

Farmaci biosimilari: prospettive future
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