Il biotech nelle Life Science triplicherà nell’arco di 5 anni, passando da un giro d’affari di 223 miliardi a 731

Secondo uno studio di EY presentato nel corso di un convegno organizzato da Assobiotech-Federchimica, a fine 2022, il settore ha elevate potenzialità e può dare un contributo fondamentale alle nuove urgenti sfide della salute.

Già nel 2021 ha prodotto infatti il 35% dei prodotti farmaceutici venduti e sviluppato il 40% dei nuovi farmaci.

È un comparto in costante sviluppo a livello globale che ha saputo dare, con vaccini, diagnostica e biofarmaci, concrete risposte durante la pandemia e che oggi sembra essere la strada più rapida ed efficace in ambito oncologico e nel caso delle patologie neurologiche e degenerative.

«Quello del biofarmaceutico, ci confermano nuovi dati EY, è un mercato estremamente interessante con prospettive di sviluppo nel prossimo futuro concrete.

Si stima che il settore biotech nelle Life Science passerà da 223 miliardi di euro nel 2020 a 731 miliardi nel 2028 – spiega Fabrizio Greco presidente di Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica –.

Purtroppo, però, in Italia, nonostante la riconosciuta eccellenza nella ricerca di base e nel capitale umano, ci sono tanti blocchi che sono una reale minaccia allo sviluppo del settore».

E’ necessario un maggiore sostegno agli investimenti in R&S nelle Life Science.

In Italia valgono, nel 2020, 1.660 milioni di euro rispetto ai 4.451 della Francia e ai 7.813 della Germania.

Quelli in VC Biotech Life Science, seppure in crescita di circa il 50% rispetto al 2019, si attestano a 62 milioni rispetto agli 884 in Francia (cresciuti qui dell’88% rispetto al 2019).

Nella ricerca clinica, secondo quanto spiega Assobiotec, scontiamo il ritardo nell’implementazione del Regolamento Europeo sui Clinical Trial che prevede un numero massimo di 40 Comitati Etici entro la fine del 2022.

Il nostro paese, a fine novembre 2022, ne aveva ancora 90.

Situazione difficile anche lato tempistiche di approvazione dei nuovi stabilimenti produttivi e dell’accesso alle cure: ai 429 giorni di time to availability 2017–2020 nazionali (in Germania sono 133 giorni) si devono aggiungere 300 giorni, in media, per l’accesso regionale.

Sono questi, «tempi decisamente troppo lunghi – conclude Greco – per pensare che il Paese possa essere attrattivo e competitivo. Ecco perché chiediamo alle Istituzioni, con urgenza, interventi di sistema e di riconoscere il valore dell’innovazione anche quando quest’ultima  diventa prodotto».

Annarita Egidi del Consiglio di Presidenza Assobiotec-Federchimica, aggiunge che «l’innovazione biotech viaggia a velocità straordinaria e sta letteralmente rivoluzionando i modelli di presa in carico e trattamento dei pazienti.

Ma perché questa innovazione arrivi ai cittadini, in tempi ragionevoli e uniformi su tutto il territorio nazionale, è necessario creare un ambiente favorevole che preveda un adeguato finanziamento della spesa farmaceutica, la rimozione degli ostacoli che, specie a livello regionale, rallentano l’accesso alle terapie disponibili, e che possa superare i vecchi modelli di pagamento a favore di nuovi che permettano di valorizzare appieno l’efficacia del trattamento e i conseguenti benefici nel tempo».

Biotech: biofarmaci, il mercato triplicherà in 5 anni
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