Nel 2023 il rapporto tra export e import dell’industria farmaceutica è stato di +9,7 miliardi in 10 mesi, un record
Cresce l’Italia delle medicine. Abbiamo consegnato farmaci anche di grande valore terapeutico nel mondo più di quanti ne abbiamo portati qui.  Tradotto in una classifica significa un quarto posto, nel settore manifatturiero, dopo meccanica, tessile e alimentare, quasi a pari merito con quest’ultimo. Quello appena passato è stato un «anno d’oro», lo celebra Marcello Cattani, presidente di Farmindustria: «Ci confermiamo motore dell’economia sia per investimenti da parte di imprese a capitale nazionale ed estero, sia per crescita nelle esportazioni».
«È un dato straordinario per noi che siamo parte della filiera industriale. – aggiunge Cattani – L’opinione pubblica non è sufficientemente consapevole del nostro ruolo di traino dell’economia oltre che riferimento in ricerca, sviluppo e produzione. Insomma, dipingerci da demonio — come fa qualcuno — non è proprio opportuno. Incidiamo sul Pil del 2% in maniera diretta e con l’indotto. Anche nel 2022 c’è stato un balzo in avanti ma un ulteriore scatto non era così scontato».

Un risultato importante

Dopo il Covid la domanda di farmaci è aumentata. I Paesi ne hanno compreso il valore assoluto e ora si stanno muovendo per costruire la loro autonomia nel settore in modo da non dover più dipendere da altri in caso di emergenze nel campo della salute. Questo è anche l’obiettivo di Farmindustria.

Tuttavia l’industria non può fare da sola. Deve esserci una volontà di governo e in diverse occasioni gli associati a Farmindustria hanno auspicato un clima di collaborazione più stretta con i ministeri.

«La collaborazione col governo è positiva – dichiara Cattani –  Il valore strategico della farmaceutica viene riconosciuto. Stiamo camminando insieme verso l’innovazione e non mi riferisco solo a ricerca e produzione, ma anche a burocrazia e organizzazione che richiedono un cambiamento. Un cambiamento che ci consenta ad esempio di affrontare costi operativi che sono aumentati del 30% rispetto al 2021. Un rischio, perché possono diventare insostenibili. Dipendiamo al 75% da Cina e India per fornitura di principi attivi. I prezzi di rimborso dei farmaci devono essere aumentati altrimenti presto non sarà più sostenibile produrre. È una forte criticità. La situazione è aggravata dalle dense nubi che si addensano sugli scambi internazionali. La guerra in Medio Oriente ha fatto lievitare i costi dei trasporti via container in particolare dall’Asia all’Europa».

L’estenuante braccio di ferro sul payback, meccanismo che impone alle aziende di ripianare l’eccedenza della spesa, ha fatto pensare che il governo non abbia la volontà di valorizzarvi.

Occorre comunque essere innovativi anche sul piano regolatorio e burocratico.

I prontuari terapeutici regionali, per esempio, andrebbero eliminati perché creano diseguaglianze soprattutto tra Nord e Sud e rendono il sistema meno competitivo.

Ci sono alcune realtà che si distinguono, come la Lombardia, che rende subito disponibili i farmaci autorizzati dall’agenzia centrale Aifa.

E’ assolutamente inaccettabile che un medicinale per essere dispensato dal sistema pubblico debba aspettare tempi anche di 14 mesi a livello nazionale che addirittura arrivano a 16 mesi a livello regionale rispetto ai 2 della Germania.

Il bilancio del 2023

Nel periodo compreso tra gennaio e ottobre 2023 l’indice della produzione industriale si è attestato sul +9% rispetto al 2022.

È previsto un rallentamento negli ultimi due mesi dell’anno ma il risultato finale dovrebbe essere positivo. Le esportazioni sono cresciute del 5%, valore sorprendente. L’occupazione è salita del 2%.

Prospettive di settore per il 2024

Le previsioni per il 2024 di fonte Prometeia pongono l’industria farmaceutica ai primi posti per previsioni di crescita della produzione: +3,9% rispetto allo 0,4% della media manifatturiera. Siamo secondi dopo l’elettronica che registra il +4,4%.

L’industria farmaceutica traina l’economia italiana
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