Il ruolo delle PMI nella produzione farmaceutica è cruciale: in questo settore, rappresentano il motore dell’innovazione e svolgono un ruolo importante nello sviluppo di nuovi farmaci

Secondo un rapporto dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), le domande di autorizzazione all’immissione in commercio di nuovi farmaci da parte delle PMI rappresentano dal 10 al 15% circa del numero complessivo delle richieste presentate ogni anno. Inoltre, più di un farmaco su due sviluppato da piccole e medie imprese contiene un nuovo principio attivo.

Una chiara dimostrazione del valore e del ruolo chiave delle PMI nella creazione di farmaci che hanno il potenziale di rispondere a patologie non ancora gestite.

Lo scenario produttivo nel quale devono muoversi queste aziende è però complesso e articolato. È infatti necessario analizzare e tracciare, in tempo reale, l’intero processo produttivo. Disporre di un unico punto per la gestione integrata della supply chain è, infatti, un’esigenza ormai imprescindibile per le PMI del settore farmaceutico e rappresenta un’importante leva di business, innovazione e competitività.
Techedge Group mette a disposizione una guida dettagliata, che descrive le varie fasi della produzione, dalla ricerca delle materie prime al confezionamento, all’interno di un quadro strategico completo, e le potenzialità di uno strumento avanzato di gestione e pianificazione.

Tale sfida infatti può essere vinta puntando sull’innovazione abilitata dalla digital transformation e dall’utilizzo di opportuni sistemi software di Integrated Business Planning.

L’export traina la produzione ad oltre 34 miliardi di valore. I numeri dell’industria farmaceutica in Italia

La crescita della produzione è interamente legata all’export, +74% tra il 2015 e il 2020, e all’aumento dei valori medi dei farmaci esportati (+50%), a testimonianza del miglioramento del contenuto innovativo. Mentre il mercato interno è compresso e in calo nel 2020.

Un export che negli ultimi 5 anni ha fatto registrare un incremento di 14 miliardi, 2/3 di quello totale dell’export del Paese.

Imprese del farmaco che nel 2020 hanno investito nel Paese 3 miliardi di euro: 1,6 in R&S (+14% dal 2015 al 2020) e 1,4 in produzione. Che stanno assumendo sempre più giovani, +16% negli ultimi 5 anni, e che hanno una spiccata componente femminile (43% del totale, 52% nella sola R&S). Senza dimenticare i molti investimenti in tecnologie digitali e l’attenzione crescente alla sostenibilità ambientale.

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Nel 2020 gli investimenti in R&S delle imprese del farmaco in Italia sono stati di 1,6 miliardi di euro, il 6,3% del totale degli investimenti nel Paese.

Dal 2015 al 2020 la crescita degli investimenti in R&S è stata del 14%, trend che ha portato risultati molto importanti, in particolare in alcune aree di specializzazione sempre più in partnership con le strutture pubbliche.

Ad esempio, i farmaci biotech, i vaccini, gli emoderivati, le terapie avanzate e i farmaci orfani.

Circa 700 milioni sono stati dedicati agli studi clinici, spesso nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), rendendo disponibili per i pazienti terapie innovative e offrendo anche possibilità di crescita professionale a medici e ricercatori.

E sostenendo tutti i costi connessi, come l’ospedalizzazione e gli esami diagnostici.

Si calcola che per 1 euro investito in studi clinici il beneficio economico complessivo per il SSN è 2,8 euro, in termini sia di spese dirette connesse allo studio sia di spese indirette per la fornitura di farmaci e la gestione dei pazienti.

L’industria farmaceutica è il 1° settore industriale in Italia per:

– investimenti per addetto in collaborazione con altri soggetti, pubblici o privati, la cosiddetta open innovation; quota di imprese con accordi di collaborazione con Università e Centri di Ricerca pubblici (80%).

Secondo l’Istat, oltre il 90% delle imprese in Italia ha confermato gli investimenti in R&S e, di queste, quasi il 40% li ha incrementati. Investimenti che hanno anche consentito di aumentare del 29% nel 2020, più della media Ue (+10,2%), il numero di brevetti per farmaceutica e biotecnologie presentati allo European Patent Office.

Farmaci e vaccini contribuiscono poi quotidianamente alla Salute del Paese.

Solo per fare alcuni esempi: oggi 2 persone su 3 alle quali viene diagnosticato un cancro sopravvivono dopo 5 anni, 30 anni fa erano 1 su 3 (l’83% di questo progresso si deve ai nuovi farmaci); i pazienti guariti dal cancro in Italia sono aumentati del 37% in 10 anni; oggi l’AIDS è diventato una patologia cronica e un ventenne al quale è diagnosticato ha una aspettativa di vita di 70 anni; l’epatite C è curabile (in cinque anni i pazienti trattati sono più di 230 mila); la mortalità per malattie croniche è fortemente diminuita e per quelle cardiovascolari è scesa del 30% in 10 anni; le vaccinazioni hanno permesso di eradicare alcune malattie.

Risultati destinati a rafforzarsi grazie all’impegno costante delle imprese del farmaco, che hanno raggiunto il record storico di prodotti in sviluppo nel mondo, più di 18 mila dei quali oltre 8 mila in fase clinica.

Covid-19: Sono 18 le aziende farmaceutiche che hanno avviato attività di studi clinici in Italia per il trattamento della polmonite da COVID-19 o che partecipano a progetti specifici di Ricerca contro questa patologia. E l’Italia è al primo posto in UE, e al quarto nel mondo, per pubblicazioni scientifiche sul Covid-19, un risultato ottenuto principalmente grazie alla collaborazione tra imprese, ricercatori e Istituzioni.

Produzione farmaceutica, innovazione e nuovi farmaci
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